27 gennaio: Madonna del Vaiolo, Chiesa di San Francesco d’Assisi, processione solenne
21 giugno: San Luigi Gonzaga, patrono di Oca, Sagra Paesana
16 luglio: Beata Vergine del Carmine, Taglio di Po, Fiera del Carmine
fine luglio: Festa dell’Emigrante, Parrocchia di San Francesco d’Assisi
7 agosto: San Gaetano, Mazzorno Destro, Sagra Paesana
16 agosto: San Rocco, Gorino Sullam, Sagra Paesana
16 settembre: Ricorrenza del Taglio di Porto Viro e Palio d’la Cariola
4 ottobre: San Francesco, Parrocchia di San Francesco d’Assisi
MADONNA DEL VAIOLO
RICORRENZA DEL TAGLIO DI PORTO VIRO
Manifestazione per la nascita del Delta del Po
Una particolarissima gara che ha origini antichissime. Una singolare corsa che vede le carriole e i loro “scarriolanti” tra le piazze principali del centro. Spingendo una carriola i concorrenti, che rappresentano i Comuni del Delta del Po, di corsa ed abbigliati in costume d’epoca, dovranno evitare gli altri avversari.
La sua storia ha un’origine antica, e molto singolare.
Il comune di Taglio di Po, che si trova nella zona a destra del Po di Venezia, prende il nome dalla grandiosa opera di ingegneria fluviale realizzata all’inizio del XVII sec. dalla Repubblica Serenissima di Venezia per salvare la Laguna Veneta dall’interramento provocato dagli enormi depositi di fango alluvionale che il Fiume Po scaricava nel mare Adriatico.
Si tratta del più grande intervento mai realizzato dall’uomo in Polesine: un”taglio” per deviare il corso del fiume Po e convogliarne le acque nel mare attraverso un canale breve, lineare e lontano dai lidi veneziani.
Nonostante fosse avversato sia dei ferraresi sia dello Stato Pontificio, che speravano così di ostacolare la potenza della Serenissima e indebolirne l’egemonia sui traffici marittimi, il progetto iniziò nel 1600, sotto il governo del Doge Marino Grimani e la direzione del Provveditore Alvise Zorzi, impiegando oltre mille “scariolanti” e si concluse nel 1604, quando l’acqua del fiume fu immessa nel nuovo alveo e andò a sfociare nella Sacca di Goro.
In meno di trent’anni, i continui apporti fluviali interrarono la Sacca e i nuovi terreni che si formarono vennero consolidati e bonificati.
I primi ad insediarsi in queste nuove terre furono pescatori, cacciatori e pastori legati alla Serenissima, che, nel 700, si impadronì di parte del territorio dell’Isola di Ariano.
Nel 1797, con la caduta della Repubblica di Venezia, Taglio di Po venne annesso alla provincia di Ferrara, nel 1815 passò sotto la dominazione austriaca e nel 1851 entrò a far parte della provincia di Rovigo, dove rimase anche dopo la liberazione del Veneto e l’annessione al Regno d’Italia, avvenuta nel 1866.
Negli anni successivi, grazie ai lavori di bonifica e alle numerose opere di ingegneria idraulica, tra le quali segnaliamo l’idrovora di Cà Vendramin, che oggi ospita il Museo della Bonifica, il territorio di Taglio di Po ha subito un progressivo sviluppo dell’agricoltura e il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione ha portato ad un notevole incremento demografico e ad un rapido sviluppo urbano.
I simboli più evidenti dell’evoluzione di questo paese, che deve la sua origine proprio al Grande fiume, restano le ville di campagna di Cà Borin e Cà Nani, risalenti al ‘700, l’imponente palazzo Zen della seconda metà del XVIII secolo e l’adiacente chiesetta d’epoca.
Pur non essendo stato toccato direttamente dalle grandi alluvioni del 1951, 1966 e solo parzialmente da quella del 1957, anche il territorio di Taglio di Po ha subito le conseguenze del fenomeno migratorio che in quegli anni ha interessato tutto il Polesine, nonché gli effetti della condizione di isolamento geografico che per molti anni ne hanno rallentato lo sviluppo economico e sociale.
Oggi il Comune di Taglio di Po, situato sulla riva destra del ramo principale del “Po di Venezia”, è collegato a Venezia e a Ravenna dal ponte sul Po e dalla nuova Statale Romea, si è dato un nuovo assetto urbano grazie allo sviluppo di infrastrutture e servizi e punta ad un più moderno sviluppo delle sue enormi potenzialità agricole, artigianali e turistiche.
FESTA DELLA BEFANA: “BRUSA LA VECIA”
Tradizionale consuetudine di bruciare il fantoccio della Befana, bene-augurante, per salutare l’anno vecchio e dare il benvenuto a quello nuovo. La notte dal 5 al 6 gennaio (ormai sempre più spesso durante il pomeriggio/sera del 6 gennaio), in molti paesi del Veneto si brucia la befana, un falò con la sagoma della vecchia dentro.
Secondo la tradizione popolare il vento che trasporta con sé il fumo e le faville del falò indicherà come sarà il nuovo anno appena iniziato. È conoscenza popolare che il “garbìn”, vento vorticoso con direzione sud-ovest, annuncia la pioggia, essenziale per preparare i campi al prossimo raccolto, mentre il vento “fùrlan”, da nord-est, porta tempo asciutto, il terreno sarà quindi arido e porterà scarse messi. Rimasta intatta come rituale da svolgersi nella vigilia dell’Epifania, ancor oggi la fiamma simboleggia la speranza e la forza di bruciare il vecchio (non a caso si può bruciare la “vecia” – vecchia – posta sopra la pira di legna) e la direzione delle scintille viene letta come presagio per il futuro.
SANT’ANTONIO
Nei pressi del Po, sotto l’argine, sorge l’Oratorio di S. Antonio, a cui è molto legata la tradizione di fede locale che si anima in particolare il 13 giugno in occasione della festa del Santo di Padova con una lunga processione che si snoda lungo l’argine.
Pagina aggiornata il 17/07/2024